Lorenzo era uno dei tanti bambini che potrebbe passare inosservato, in quanto uno tra i tanti al corso collettivo per la settimana bianca. Perlopiù era silenzioso: molto partecipe, ma tendenzialmente sulle sue. Si trattava comunque di una situazione di normalità, che porta il maestro a non ricordarsi di tutti i bambini nel corso degli anni.
Ma per Lorenzo è stato diverso.
Diverso perché mi ha lasciato un segno, positivo fortunatamente!
Il corso collettivo durava dal lunedì al venerdì, 3 ore al giorno, e stava finendo perché eravamo già arrivati a venerdì. Il livello sciistico dei bambini era migliorato notevolmente, avevamo pure fatto le piste rosse e la pista con le gobbe!
Arrivammo alla riconsegna finale dei bambini, era tempo di premiazioni e di saluti. Un momento che per il maestro è particolare. Un po’ sei contento perché magari è andato tutto bene e sei riuscito a lavorare con soddisfazione, un po’ sei triste perché sai che probabilmente quei cari bambini di cui ti stavi affezionando, non li vedrai più.
La procedura è sempre quella. Il bambino ti ridà la sua pettorina, tu gli dai un bel 5, saluti il genitore e stringendogli la mano lo ringrazi.
Ma all’ultimo secondo …
“Papà, posso fare ancora un’ora di lezione da solo con il maestro?”
Lorenzo sapeva benissimo che l’indomani sarebbe partito per tornare a casa e quindi prova a giocarsi l’ultima possibilità.
“Dai, hai già sciato tutta la settimana, su, saluta il maestro e andiamo”
Io ero in imbarazzo. Di certo avrei voluto fare un’ora di lezione in più, ma dalla reazione del papà non me la sentivo di spingere nella vendita.
La trattativa tra i due va avanti ancora qualche battuta, finché, rivolgendosi a me ...
“Va beh facciamola però Lorenzo deve imparare a mettere gli sci paralleli, fagli fare tanti esercizi mi raccomando”
La fortuna che io fossi disponibile ha fatto sì che la tanto richiesta ora singola potesse partire subito! Lorenzo però, dopo aver sentito la parola “esercizi” pronunciata dal papà, aveva perso un po’ l’entusiasmo.
Avrà pensato ad una noiosa lezione.
Partimmo, ci allontanammo dal papà che nel frattempo stava rientrando al bar, e ci fermammo. Lo guardai e gli chiesi:
“Lore siamo solo io e te, cosa ti piacerebbe fare?”
La risposta mi ha spiazzato.
“Voglio fare la pista nera”.
Poche parole, ma chiare e dette con estrema convinzione.
Al ché io mi chisi se fosse meglio soddisfare la richiesta del papà o quello del figlio. Un bel dilemma. Ma la risposta è semplice! Posso cercare di accontentare entrambi.
Certo, però si sa che fare “esercizi” su una pista nera non è tanto semplice.
Ma il desiderio di Lorenzo è troppo forte, è la sua ultima possibilità e io sono l’unico che può aiutarlo a realizzare il suo sogno!
Quindi senza pensarci troppo imbocchammo la pista nera, cosa che per ragioni di sicurezza mai avremmo fatto con il corso collettivo.
PURA EMOZIONE!
Lorenzo è concentratissimo e serio, sa che la “pista degli esperti” non è da sottovalutare. Arrivammo in fondo e finalmente si lasciò andare con un bel sorriso sereno, ma con ancora un po’ di naturale fiatone.
Il resto venne, fu molto semplice. Da lì in avanti fare qualche “esercizio” e soprattutto con sorprendenti risultati, fu un gioco da ragazzi. Lorenzo era predisposto a voler imparare, era super attento e disponibile.
L’ora passa e torniamo alla base. Lorenzo è entusiasta e quando il papà gli chiede cosa abbiamo fatto gli risponde: “solo esercizi”!
Eravamo d’accordo così.
Ci guardiamo, gli faccio l’occhiolino e li saluto allontanandomi.