In una fredda giornata di febbraio a far lezione con me arriva Irina, una bambina russa di 5 anni.
Il padre me la sgancia per 2 ore, così che lui possa andare a farsi una sciata in santa pace.
Irina non parla inglese, neanche un po’.
E ora come le passo 2 ore senza poter comunicare?
La seggiovia dura 8 minuti, devo escogitare qualcosa in quel lasso di tempo.
E’ la giornata più fredda dell’inverno, è sereno ma al mattino c’erano -18°C.
La piccola sembra essere infreddolita e quindi tento di farle una domanda. Prendo il cellulare, vado su Google traduttore e digito la frase “Hai freddo?”, tradotto in russo.
Ascolto la pronuncia vocale (incomprensibile) e provo a ripetere la frase a Irina.
Zero riscontro. Nada.
Avrò pronunciato malissimo la frase, non avrà capito niente.
E se mi avesse risposto? Non avrei di sicuro capito.
Arrivati in cima alla seggiovia ero già rassegnato al fatto che la lezione sarebbe stata come portare un cagnolino al guinzaglio.
Mi tolgo lo sci, non so per quale motivo, poi lo infilo di nuovo.
Il piede scivola e perdo un po’ l’equilibrio.
Hihihihi!
Ma allora Irina ha la voce! La mia piccola gaffe l’ha fatta sorridere!
E qui, scatta l’illuminazione.
Non posso comunicare con lei, fare dei cenni per spiegare cose che di fatto non le interessano mi sembra inutile e quindi mi gioca la carta del clown.
Esatto, sarò il suo clown per queste 2 ore. E così ho fatto.
Per tutto il tempo ho fatto finta di cadere quando ci fermavamo, mi sfilavo gli sci per poi fingere di cadere rimettendoli, mi facevo spingere da lei per ripartire, perdendo in ogni volta l’equilibrio.
Raramente ho visto ridere così tanto una bambina in 2 ore di lezione.
Senza dover aprir bocca, tra l’altro.
Questo episodio la dice lunga sull’approccio e il comportamento da tenere durante una lezione. In nessun corso di formazione verrà mai spiegata una situazione simile.
E’ vero, Irina non ha imparato nessuna nozione tecnica. Zero.
Ma avrebbe potuto?
NO, diciamocelo. Potevo parlarle inglese e fare dei gesti con braccia e gambe, ma sarebbero stati utili?
Ancora una volta, no.
Ok, non ha imparato niente, ma forse nemmeno Irina si aspettava una lezione così.
E’ arrivata alla fine delle 2 ore con un sorrisone stampato sul volto, chissà cos’avrà raccontato al papà!
Ma di una cosa sono certo.
Il suo pensiero nei miei confronti e nello sci tra le nostre montagne è più che positivo. Se la sua mente funziona come nel film Inside out, si sarà generato un ricordo di Gioia.
E secondo voi, a un bambino di 5 anni, interessa di più sapere che deve tenere il peso a valle o vivere un piccolo momento felice da ricordare per tanto tempo?
Ai maestri e genitori, presenti e futuri, l’ardua sentenza.