Maestro di sci dispettoso fa arrabbiare il suo allievo

Era una bella giornata di metà gennaio e avevo con me un gruppetto di bambini dai 5 agli 8 anni, già bravini sugli sci.

La partenza dalla seggiovia biposto di Palasinaz è sempre un bel problema perché bisogna trovare degli adulti disposti ad accompagnare i bambini più piccoli.

 

Il tutto senza perdere di vista i piccoli allievi e assicurandosi che nessuno rimanga indietro.

L’ultimo bambino della fila si chiamava Alberto.

Aveva 5 anni ed era timidissimo.

Non parlava con nessuno.

Era il più piccolo di tutti ma anche il più sveglio.

Dovevo trovare una soluzione per integrarlo nel gruppo e fargli capire che sciare è bello, ma è ancora più divertente quando lo si fa con un gruppo di nuovi amici.

Ed è qui che inizia questa storia.

Quando un bambino non parla, cerco sempre di trovare un argomento che potrebbe interessargli per rompere il ghiaccio.

Alberto aveva un adesivo di un personaggio dei Fantastici 4 sul casco, quindi pensai di attaccare bottone chiedendogli qual era il suo supereroe preferito.

Silenzio.

Tentativo numero due.

“Ce l’hai un migliore amico? Il mio si chiama Alberto, proprio come te!”

Ancora silenzio.

Provai ancora con qualche altro aneddoto, ma non ci fu niente da fare.

La seggiovia finì e il gruppo, appena arrivati in cima, chiese a gran voce di fare il “salto del boschetto”, una piccola gobbetta a bordo pista.

Presi la palla al balzo e dissi ad Alberto di seguirmi, sarebbe stato lui il coraggioso sciatore ad affrontare il salto per primo! 

Sapevo che non aveva paura e si divertiva a fare questo genere di cose.

Forse in questo modo sarebbe stato acclamato dal gruppo e si sarebbe sciolto definitivamente.

Risultato?

Il salto andò bene, ma Alberto rimase impassibile.

Altro giro, altra corsa e Alberto salì di nuovo con me in seggiovia.

A questo punto dovevo inventarmi qualcosa per far sì che la salita non si rivelasse ancora un viaggio lungo, silenzioso e senza dialogo. 

E così iniziai a fare arrabbiare Alberto chiedendogli se potevo buttare giù dalla seggiovia i suoi sci. 

Finalmente qualcosa si sbloccò e il piccolo iniziò a scherzare.

Cosa vuole di più un maestro da un bambino timido? 

“Albi, posso buttarti giù anche il casco?”

“Noooo! Al massimo puoi buttare giù un bastoncino.”

Detto, fatto.

Arrivati in un punto facilmente raggiungibile dalla pista, presi il bastoncino che teneva con le manine infreddolite e con un lancio il bastone finì giù dalla seggiovia. 

Ma lo hai fatto veramente???

La reazione di Alberto diceva tutto, con gli occhietti appena visibili dietro alla maschera da sci.

Non sapeva se essere arrabbiato o semplicemente riderci su, era veramente incredulo!

Arrivati in cima e raggiunto il resto del gruppo, il timido Alberto iniziò ad urlare dicendo ai suoi compagni che il maestro gli aveva gettato il bastoncino dalla seggiovia. 

Tutti rimasero impietriti e increduli tanto da cercare con lo sguardo dove fosse il bastoncino mancante e presto si resero conto che Alberto diceva la verità. 

Tutto il gruppo capì che la discesa che stavamo per fare sarebbe stata scherzosa e allegra, alla ricerca del bastoncino perduto. 

L’euforia tra i miei piccoli allievi era totale.

Urlavano talmente tanto che tutti gli sciatori che salivano sulla seggiovia ci guardavano stupiti cercando di capire cosa stessimo facendo per essere così allegri.

Da quel momento in poi, si strinse un legame fortissimo tra me e i piccoli sciatori, che rimase ben saldo anche per i weekend successivi, nonostante non abbia più buttato bastoncini a terra!

Ah, quasi dimenticavo.

La timidezza di Alberto da quel momento in poi deve essere caduta insieme al bastoncino e non è mai più stata recuperata.

Probabilmente è rimasta là, sepolta nella neve sotto alla seggiovia.