Era nuvoloso quel giorno. Un grigio weekend prima di Natale. Una delle mie prime lezioni da maestro di sci.
La lezione che vi sto per raccontare era fissata dalle 13.30 alle 15.30
Due principianti gemellini di 5 anni, alla loro prima esperienza sugli sci.
Durante i primi 3 quarti d’ora tutto è filato liscio. I due fratelli avevano già capito come frenare e stavamo già girando sul tapis roulant, finché arrivò una vera e propria tempesta di neve.
Iniziò a nevicare e tirare vento forte.
Penso fossimo gli unici sulle piste.
Mi preoccupai perché passare ancora più di un’ora con quegli scricioli in quelle condizioni meteo non era facile, avevo bisogno di inventarmi qualcosa.
Non sapendo bene cosa dire, per puro caso, quando arrivò una potente folata di vento esclamai: “Wooow hai visto che raffica di vento”?
E uno dei due rispose: “Come l’attacco Raffica di Pidgey?”
CI SIAMO.
Pidgey è un Pokémon. E so che fa l’attacco Raffica. Non perché a 20 anni ero ancora sfegatato dell’anime giapponese, ma perché il mio compagno di banco della quinta superiore aveva riesumato un vecchio Nintendo.
Avevo infatti finito la scuola pochi mesi prima e ricordo molto bene che ci giocava in classe facendo la telecronaca dei suoi combattimenti.
E così imparai anch’io, per forza di cose, le varie abilità dei Pokémon.
Quello che è successo con questi bambini ve lo potete immaginare.
Ho subito preso la palla al balzo e abbiamo parlato di Pokémon per tutto il resto della lezione.
E’ stato impossibile fermarli, mentre scendevano in mezzo alla bufera e a un freddo pazzesco continuavano a parlare di Pidgey, che si trasforma in Pidgeotto, che si trasforma in Pidgeon e così via.
Ho dovuto scavare un po’ nella memoria per ricordare i nomi e le mosse ma tutto sommato ero ancora fresco di informazioni.
Ogni raffica di vento era buona per immaginarsi di essere attaccati da un Pidgey.
Alla fine delle 2 ore, i gemellini non si accorsero neanche di aver già finito.
La stazione era aperta solo per noi, si moriva dal freddo e i due non se ne erano neanche accorti. Ah, e scendevano perfettamente facendo le curve.
Questo piccolo racconto serve a far capire che spiegare come si fa lo spazzaneve, ripetere di non stare seduti o di fare la “pizza”, spesso non basta.
Se non avessi iniziato di parlare di Pokemon i fratelli avrebbero pianto dal freddo per più di un’ora e li avrei compresi.
Qui si tratta semplicemente di raccogliere la fiducia dei propri piccoli allievi e coinvolgerli, entrare nel loro mondo.
Questo ci fa capire che per un maestro è importantissimo ricorrere a tutte le proprie conoscenze e studiare il mondo dei bambini, ciò a cui piace loro, i cartoni che guardano, i giochi con cui si divertono per entrare nel loro fantastico mondo.
E credetemi, spazzare via le raffiche di Pidgey aprendo forte gli sci è stato molto più facile che fare una “pizza”.